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OPERE
Vertice, 2025
La morfologia verticale è stata, ed è tuttora, una sfida per la città di Potenza: una storia di ingegno, un laboratorio urbano che affonda le proprie radici nei tempi più antichi dell’insediamento umano.
La conformazione del territorio ha imposto alla città un costante esercizio di adattamento e innovazione. Gli abitanti, nel corso dei secoli, hanno saputo trasformare la difficoltà in opportunità, elaborando soluzioni sempre nuove per superare gli ostacoli fisici e sociali imposti dalla verticalità del luogo.
L’installazione “Vertice” nasce da questa tensione tra piani e direzioni, tra il basso e l’alto, tra passato e presente. Le sue geometrie verticali, ispirate alle antiche intersezioni dei piani di costruzione, evocano l’intreccio delle architetture e la stratificazione della città.
Opera pubblica permanete, città di Potenza.
Cartone pressato, lamiera zincata, bulloni in acciaio,
cm 300 x 125 x 20
La conformazione del territorio ha imposto alla città un costante esercizio di adattamento e innovazione. Gli abitanti, nel corso dei secoli, hanno saputo trasformare la difficoltà in opportunità, elaborando soluzioni sempre nuove per superare gli ostacoli fisici e sociali imposti dalla verticalità del luogo.
L’installazione “Vertice” nasce da questa tensione tra piani e direzioni, tra il basso e l’alto, tra passato e presente. Le sue geometrie verticali, ispirate alle antiche intersezioni dei piani di costruzione, evocano l’intreccio delle architetture e la stratificazione della città.
Opera pubblica permanete, città di Potenza.
Cartone pressato, lamiera zincata, bulloni in acciaio,
cm 300 x 125 x 20


Fu allora che cambiai, 2025
Progetto d’arte partecipativa nel quale le donne di Pozzuoli diventano attrici attive e protagoniste del processo di creazione dell’opera.
Mentre l'universo linguistico è organizzato attorno all’uomo, la donna continua ad essere rappresentata con un linguaggio stereotipato e riduttivo, che non corrisponde più alla sua realtà in una società in continua evoluzione.
A ciascuna partecipante, sullo sfondo del mare di Pozzuoli, verrà chiesto di interpretare, davanti ad una telecamera, una frase tratta dal suo vissuto che l'abbia particolarmente toccata in quanto donna.
È proprio il processo con il quale si fissa quell’istante e lo si condivide che genera maggiore consapevolezza collettiva.
Mentre l'universo linguistico è organizzato attorno all’uomo, la donna continua ad essere rappresentata con un linguaggio stereotipato e riduttivo, che non corrisponde più alla sua realtà in una società in continua evoluzione.
A ciascuna partecipante, sullo sfondo del mare di Pozzuoli, verrà chiesto di interpretare, davanti ad una telecamera, una frase tratta dal suo vissuto che l'abbia particolarmente toccata in quanto donna.
È proprio il processo con il quale si fissa quell’istante e lo si condivide che genera maggiore consapevolezza collettiva.


Condizione ordinaria, 2025
L’opera è costituita da una scala volante, una sorta di biscaglina, un attrezzo utilizzato in Marina con lo scopo di consentire l’imbarco e lo sbarco delle persone in circostanze straordinarie.
Ad uno sguardo più attento, noteremo che sugli appigli che consentono la risalita e la discesa dalla scala, sono conficcati migliaia di spilli che rendono sostanzialmente impossibile, o almeno estremamente rischioso e difficile, il suo utilizzo.
Le corde scendono vertiginosamente. Sono lunghe 13 metri, proprio a voler rappresentare la lunghezza del tempo, mentre gli spilli indicano gli ostacoli che le donne dovranno affrontare per raggiungere l'agognata parità di genere.
Nell’azione performativa, il coinvolgimento del pubblico è amplificato dalla partecipazione di uomini, ai quali potrà essere richiesto, insieme alle donne, di estrarre gli spilli per agevolare la risalita della scala.
Spilli, corda nautica, bambù, cm 1300 x 25 x 3
Ad uno sguardo più attento, noteremo che sugli appigli che consentono la risalita e la discesa dalla scala, sono conficcati migliaia di spilli che rendono sostanzialmente impossibile, o almeno estremamente rischioso e difficile, il suo utilizzo.
Le corde scendono vertiginosamente. Sono lunghe 13 metri, proprio a voler rappresentare la lunghezza del tempo, mentre gli spilli indicano gli ostacoli che le donne dovranno affrontare per raggiungere l'agognata parità di genere.
Nell’azione performativa, il coinvolgimento del pubblico è amplificato dalla partecipazione di uomini, ai quali potrà essere richiesto, insieme alle donne, di estrarre gli spilli per agevolare la risalita della scala.
Spilli, corda nautica, bambù, cm 1300 x 25 x 3


Tracce impresse, 2024
video installazione 5’04”, schermo Led, legno, maniglie, carta, cm 96 x 119 x 72
Il lavoro intende indagare, attraverso una ricostruzione di storie familiari, delle generazioni che si avvicendano, le stratificazioni del tempo, le tracce femminili della tradizione culinaria. Un invito a non dimenticare che questo ruolo, da sempre affidato alla donna, artefice del desiderio di alimentare la memoria e la cura.
In un’atmosfera intima, le testimonianze si susseguono in uno schermo video contenuto all’interno di un vecchio cassetto. Ogni pagina ha una sua propria storia, dei segni personali, una macchia, una cancellazione, uno strappo, delle differenze nello stile grafico.
Il lavoro intende indagare, attraverso una ricostruzione di storie familiari, delle generazioni che si avvicendano, le stratificazioni del tempo, le tracce femminili della tradizione culinaria. Un invito a non dimenticare che questo ruolo, da sempre affidato alla donna, artefice del desiderio di alimentare la memoria e la cura.
In un’atmosfera intima, le testimonianze si susseguono in uno schermo video contenuto all’interno di un vecchio cassetto. Ogni pagina ha una sua propria storia, dei segni personali, una macchia, una cancellazione, uno strappo, delle differenze nello stile grafico.


Confine utopico di libertà, 2024
L’opera è un prototipo indossabile e si pone come una dichiarazione d’intenti tesa alla libertà, in opposizione alla tendenza all’oggettivazione del corpo.
Un gioiello ideato come una barriera simbolica, che faccia sentire la donna sicura nel mostrare le proprie parti intime.
Tra lei e il potenziale altro, si frappone un quadrellato di ferro lungo il quale sono intercalati degli elementi appuntiti orientati unicamente verso l’altro, una sorta di filo spinato con le punte pronte a ferire tutti coloro che proveranno a sfiorarla.
L’altro è colui che pensa che una donna che espone la propria intimità sia lì pronta per essere toccata.
Ferro, filo spinato, foglia d'oro, argilla, pelle, cm 180 x 40 x 2; cm 40 x 87 x 0,5
Un gioiello ideato come una barriera simbolica, che faccia sentire la donna sicura nel mostrare le proprie parti intime.
Tra lei e il potenziale altro, si frappone un quadrellato di ferro lungo il quale sono intercalati degli elementi appuntiti orientati unicamente verso l’altro, una sorta di filo spinato con le punte pronte a ferire tutti coloro che proveranno a sfiorarla.
L’altro è colui che pensa che una donna che espone la propria intimità sia lì pronta per essere toccata.
Ferro, filo spinato, foglia d'oro, argilla, pelle, cm 180 x 40 x 2; cm 40 x 87 x 0,5


131 Anni, 2024
Al ritmo attuale, ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità dei sessi nel mondo.
2024+131 = 2155 D.C.
Una massiccia trave, dove sono conficcati due grandi chiodi, 131 lunghe corde pendono, dimensioni, spessori e colori variabili che simboleggiano il tempo, ad ognuna sono apposti dei nodi che simboleggiano gli ostacoli che le donne dovranno affrontare per raggiungere la parità di genere.
Un susseguirsi di donne, di età ed etnia diversa, poggerà la trave sulle spalle e camminerà, la matassa di corde si stenderà sul pavimento a modi manto con strascico.
5 video, legno, chiodi, corde, cm 10 x 160 x 300
2024+131 = 2155 D.C.
Una massiccia trave, dove sono conficcati due grandi chiodi, 131 lunghe corde pendono, dimensioni, spessori e colori variabili che simboleggiano il tempo, ad ognuna sono apposti dei nodi che simboleggiano gli ostacoli che le donne dovranno affrontare per raggiungere la parità di genere.
Un susseguirsi di donne, di età ed etnia diversa, poggerà la trave sulle spalle e camminerà, la matassa di corde si stenderà sul pavimento a modi manto con strascico.
5 video, legno, chiodi, corde, cm 10 x 160 x 300


Mistress, 2024
Due mitre esposte su due piedistalli dell’altezza circa di 2 donne, hanno un segno distintivo; una treccia bionda e una coda di treccine nere che simboleggiano una società discriminatoria riguardo alle donne ed alle differenti etnie del nostro pianeta.
L’opera vuole testimoniare l’emarginazione della donna finanche nella Chiesa Cattolica, istituzione che per sua natura dovrebbe tendere all’eguaglianza tra tutti gli esseri umani.
Le mini aperture dell’ultimo Sinodo, che ha ammesso le donne per la prima volta al voto, rappresentano un timido primo passo rispetto ad un capovolgimento culturale necessario al vero cambiamento.
Voglio ed esorto a protestare contro l’esclusione della donna nell’organizzazione ecclesiastica, istituzione che per sua natura dovrebbe tendere, come ha fatto in passato, all’ eguaglianza delle donne e all'allontanamento dalla condizione d’isolamento imposta e subita da tempo.
Vorrei contribuire a volgere l’ago all’indietro e spianare la strada rivolta alla meta, attraverso il fuoco che distrugge e l’acqua che rigenera.
L’opera vuole testimoniare l’emarginazione della donna finanche nella Chiesa Cattolica, istituzione che per sua natura dovrebbe tendere all’eguaglianza tra tutti gli esseri umani.
Le mini aperture dell’ultimo Sinodo, che ha ammesso le donne per la prima volta al voto, rappresentano un timido primo passo rispetto ad un capovolgimento culturale necessario al vero cambiamento.
Voglio ed esorto a protestare contro l’esclusione della donna nell’organizzazione ecclesiastica, istituzione che per sua natura dovrebbe tendere, come ha fatto in passato, all’ eguaglianza delle donne e all'allontanamento dalla condizione d’isolamento imposta e subita da tempo.
Vorrei contribuire a volgere l’ago all’indietro e spianare la strada rivolta alla meta, attraverso il fuoco che distrugge e l’acqua che rigenera.


Vietato parlare, 2025
Acciaio, ferro, alluminio,
cm 300 x 250 x 60
“L’opera invita lo spettatore a riflettere sul valore della parola, della libertà di espressione e della dignità del lavoro, trasformando il silenzio imposto sul posto di lavoro in un messaggio sensoriale e poetico. Tale messaggio continua a vibrare nel presente, attraverso l’oscillazione provocata dagli agenti atmosferici, restituendo simbolicamente quel suono negato.”
cm 300 x 250 x 60
“L’opera invita lo spettatore a riflettere sul valore della parola, della libertà di espressione e della dignità del lavoro, trasformando il silenzio imposto sul posto di lavoro in un messaggio sensoriale e poetico. Tale messaggio continua a vibrare nel presente, attraverso l’oscillazione provocata dagli agenti atmosferici, restituendo simbolicamente quel suono negato.”


Punto essenziale, 2025
Marmo, cm 40 x 22 x 16
Doppio nodo è particolarmente complicato e controverso, occorre superare, chiarire o risolvere per giungere alla soluzione di un problema, di una difficoltà, di una divergenza: è questo il nodo della questione.
Doppio nodo è particolarmente complicato e controverso, occorre superare, chiarire o risolvere per giungere alla soluzione di un problema, di una difficoltà, di una divergenza: è questo il nodo della questione.


Passaggio di consegne, 2023
argilla, dimensioni variabili, 2023
L’installazione vuole raffigurare un paesaggio terrestre caratterizzato da macerie, rocce, ferite dalle modifiche e delle stratificazioni attuate dal tempo.
Ad un primo sguardo, i manufatti possono apparire come cortecce di alberi svuotate della loro funzione essenziale, come degli involucri privi di linfa vitale.
Essi rappresentano il presagio della precarietà, del vuoto, la trasformazione di un paesaggio apocalittico che stiamo consegnando ai miei figli, ai nostri figli, come diretti eredi e destinatari del passaggio di chi ha vissuto prima di loro e che ha badato poco e male al loro futuro, sfruttando le risorse naturali in modo eccessivo e sconsiderato.
L’installazione vuole raffigurare un paesaggio terrestre caratterizzato da macerie, rocce, ferite dalle modifiche e delle stratificazioni attuate dal tempo.
Ad un primo sguardo, i manufatti possono apparire come cortecce di alberi svuotate della loro funzione essenziale, come degli involucri privi di linfa vitale.
Essi rappresentano il presagio della precarietà, del vuoto, la trasformazione di un paesaggio apocalittico che stiamo consegnando ai miei figli, ai nostri figli, come diretti eredi e destinatari del passaggio di chi ha vissuto prima di loro e che ha badato poco e male al loro futuro, sfruttando le risorse naturali in modo eccessivo e sconsiderato.


Natura distopica, 2023
Ferro, lamiera zincata, argilla, foglia d'oro, cm 40 x 170 x 20
Questa opera d'arte rappresenta la fragilità e la resilienza del nostro ambiente in un'epoca futura segnata dal caos e dalla trasformazione.
Questa opera d'arte rappresenta la fragilità e la resilienza del nostro ambiente in un'epoca futura segnata dal caos e dalla trasformazione.


Siamo dentro o fuori?
Siamo persone “tutte d’un pezzo”! Quello che abbiamo e viviamo dentro, in un modo o nell'altro, lo esprimiamo al di fuori di noi. Dove? Nella quotidianità, nei luoghi che frequentiamo... ma a volte la nostra percezione di quanto accade in noi, e attorno a noi, non coincide esattamente con quanto succede davvero.
La finestra è il punto di vista al quale mi riferisco. Ho immaginato la commistione tra lo sguardo di un affaccio ai suoni che si producono all’interno e all’esterno della finestra, a seconda che essa sia chiusa o aperta.
E’ una visione, direi psichedelica, di una casa abitata in un ambiente urbano.
La finestra è il punto di vista al quale mi riferisco. Ho immaginato la commistione tra lo sguardo di un affaccio ai suoni che si producono all’interno e all’esterno della finestra, a seconda che essa sia chiusa o aperta.
E’ una visione, direi psichedelica, di una casa abitata in un ambiente urbano.


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